Acquistando “Bianca come il latte,
Rossa come il sangue”, non ero sicura di
riuscire davvero ad appassionarmi ad una storia che avesse come protagonista un
ragazzino di 16 anni. La scuola, gli amici, le partite a calcetto..un mondo
forse già troppo lontano da me.
Ma gli scrittori giovani da sempre
destano la mia curiosità, difficilmente mi lasciano delusa e forse,
segretamente, tifo per loro (“Acciaio” di Silvia Avallone, che ho letto l’anno
scorso, non mi ha risparmiato un super pianto finale nonostante fossi a
Sabaudia sotto l’ombrellone ad agosto e la frase più umana che si sentiva attorno
era “Cocco frescoooo”! “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano l’ho
divorato in una sola sera stesa sul divano a mò di sirenetta, con buona pace
del mio braccio che è rimasto dolorante per due giorni! Consigliati entrambi).
E così e' arrivato il turno di
Alessandro D’Avenia.
Mi colpisce subito il linguaggio
perentorio, definito, il modo di descrivere emozioni e situazioni in modo …viscerale.
Vado indietro con la mente alla mia,
di adolescenza, e ricordo all’istante di quanto tutto a quell’età sia netto,
irrevocabile, intenso. Tutto è portato all’estremo: un amore diventa vitale, un litigio tra amiche
irreparabile, un brutto voto a scuola una tragedia irrisolvibile. Hai delle
idee ben precise su quasi tutto. “Io? Non mi sposerò mai!” oppure "Farò la stilista!”. Adesso, se interrogata, avrei difficoltà a dire cosa vorrei fare da grande.
“Ogni cosa è un colore. Ogni emozione
è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non
sopporto: non ha confini. […] Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è
niente, come il silenzio. Beatrice è rossa. Silvia è azzurra,
come tutti gli amici veri.”
Il bat-cinquantino, i compagni di
scuola, l’amica di sempre, i prof.
E poi la figura del Sognatore, il
Grande Regista, che entra nelle sue pagine, veglia sui suoi personaggi e ne
muove delicatamente i fili, segue Leo con occhi vigili, ne cattura l’attenzione,
lo accompagna in questa esperienza che sa di iniziazione alla vita, e alla
catarsi finale.
Infine Beatrice, il suo amore
segreto: “Beatrice è vino rosso. Mi ubriaca , io la amo. […] la mia forza di
gravità, il mio peso, il mio sangue, il mio rosso.”
Beatrice si ammala e le giornate
diventano bianche. Vuote. Come la sua malattia. Leucemia. Che fa diventare
bianco il sangue.
Disarmante da questo momento la
passione che muove il giovane cuore del protagonista nel fare tutto ciò che fosse in suo
potere per guarire l’amata: la trasfusione, le visite in ospedale, le lunghe
ore passate accanto a lei solo per carpirne una parola, uno sguardo, un
sorriso, che diventano sempre più faticosi. “Il suo sorriso non è rosso come sempre, è più
bianco. Ma lei è il cuore del mio sogno. Il mio sogno è rosso e io devo
riportare quel bianco al rossoviola che ho visto uscire dal mio braccio.
[…]Oggi torno a casa e scrivo la lettera. Deve essere la cosa più bella e rossa
che abbia mai fatto in vita mia.”
Nella contrapposizione bianco/rosso
c’è l’eterna lotta tra gli opposti, tra il bene e il male, tra l’azione e
l’inerzia, tra la lotta per la vita e la rassegnazione, o come dice Leo, il
silenzio. Nei suoi piccoli, fragili 16 anni ci dà una lezione di amore
universale, di cosa significa dare, darsi.
Ci ricorda che bianco e rosso (nella
sua accezione più atavica e primordiale di sangue) sono le due, inevitabili, facce
di una stessa medaglia.
“Tu cos’hai visto?” le chiedo curioso.
“Tutto quello che ho”.
“Di che colore è?”
“Rosso”
“E cos’è?”
“L’amore che ricevo. L’amore è sempre
un debito, per questo è rosso.”
Non capisco. Non sono all’altezza di
quello che dice Beatrice. Mai.
“E tu Leo, cos’hai visto?”
“Bianco”
“Ad occhi chiusi?”
“A occhi chiusi”
“E cos’è?”
“…”
“Allora?”
“Tutto quello che non ho. L’amore è
sempre un credito, che non verrà saldato.”
Ingozziamo gli spazi vuoti per evitare
di ascoltare la voce interiore. Perché il silenzio è bianco, e fa paura.
“Da oggi comincio a scrivere. […] Forse è meglio
che usi la matita. No, è meglio la penna. La penna rossa. Rossa come il sangue.
Rossa come l’amore, l’inchiostro delle pagine bianchissime della vita. Io credo
che le uniche cose che valga la pena ricordare siano quelle raccontate con il
sangue: il sangue non fa errori e nessun professore li può correggere. Il
bianco di queste pagine non mi fa più paura e lo devo a Beatrice: lei , bianca
come il latte, rossa come il sangue.”
“La notte è il luogo delle parole”.
In questo post indosso:
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Anelli Bijou Brigitte, H&M, Hand-made
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