venerdì 13 luglio 2012

Nessuno si salva da solo


Quando ho letto “Non ti muovere” mi è entrata nel cuore. (anche il film, con Castellitto e una Cruz fenomenale, non mi ha affatto deluso).
Una delle ultime fatiche di Margaret Mazzantini è 
“Nessuno si salva da solo”.
Il titolo mi ha colpito fin da quando il libro campeggiava nella sezione “Novità” della libreria. Un’affermazione, quasi una sentenza. Non l’ho comprato subito.
Ho aspettato. Quelle parole mi intimorivano, e nello stesso tempo mi attiravano irresistibilmente. Ho seguito ogni suo movimento, ogni passaggio: novità-best sellers-numeri primi.
Poi è arrivato il momento: leggere qualcosa che sapevo mi avrebbe fatto, in qualche modo, soffrire.

E’ la storia di Delia e Gaetano, una coppia che non è più coppia; il loro amore si è “sfarinato, inacidito, incrinato” per usare i termini della recensione de “Il Corriere della sera”.
E’ il flashback, disincantato, di un amore che nasce, impetuoso, e poi  si consuma; di quel momento in cui uno, l’altro, o entrambi, cominciano ad allontanarsi.
Il sentimento si sfalda, si sfoca, si affievolisce, e i sogni, e le promesse, si fanno banali, parole e immagini perdute, chissà dove, in un qualche momento terribilmente lontano nel tempo.

I gesti dell’altro diventano “ridicoli”, il vino versato, “quel rumore meraviglioso, che stasera sembra del tutto inutile. Non si condisce il disamore con del buon vino, sono gesti e soldi sprecati. Forse non doveva portarla in un ristorante, a lei non interessa mangiare. I loro momenti migliori sono stati per caso, con un kebab, un cartoccio di castagne, le bucce sputate a terra.[..]Ha sperato che [..]potesse aiutarli, a essere più lievi, meno rigidi. Per una sera almeno. Tornare ad essere meno pesanti insieme. Si chiede quando siano diventati così pesanti. Quando la fusione delle loro energie scompensate ha prodotto quella lega di piombo”.

Seduti ad un tavolino che “balla, sull’asfalto un po’ irregolare”, i due protagonisti mettono in scena un malinconico tentativo di ripresa, di dialogo, di ricerca di quella passione che li aveva presi e animati, trasportati, illusi. E’ il momento dei rimpianti, delle amare, inutili recriminazioni.

Bastava partire con la sua amica Micol, com’era in programma in quell’estate di vuoto post laurea.[..]Avrebbe potuto tentare lì la sua carriera di nutrizionista. Cameriera di notte e di giorno avventura.[..] Poteva fare un’altra vita, più disinibita. Una volta Gae ha detto le persone diventano semplicemente quello che sono. Quindi lei era questo.
A trentacinque anni, con una porta chiusa alle spalle, sbattuta, rotta. A trentacinque anni ancora ferma sulla soglia”.

L’autrice riesce a rendere profondamente il senso di delusione che minaccia come una scure le loro teste; il senso di sconfitta, bruciante, dura da digerire, dopo due figli e anni condivisi insieme.
Improvvisamente sono solo un uomo e una donna, che si osservano con occhi nudi, crudi e privi ormai di qualsiasi sovrastruttura, di qualsiasi attenuante, di qualsiasi pietà.

Delia guarda la faccia del suo ex marito [..]la faccia di uno che non ha mai raggiunto niente. E’ stato sempre un vigliacco, se ci pensa attentamente. Se gli toglie quel sorriso, quel modo che aveva di dirle mi manchi, non ci posso stare senza di te, sono nato per te.
Sono gli orsacchiotti che ti fottono.”

Eppure si erano amati, alla follia. Ore di baci. Poi “torni, e lei ha la maglietta di casa, e la faccia non proprio da amore. Non proprio da film.“ La vita quotidiana pian piano li sovrasta, li travolge, li trascina in un circolo vizioso: il sogno del vecchio casolare, una “vita mancata”, la frustrazione di un lavoro che è un ripiego, lo spettro del tradimento.
Dove era finito l’amore? “Come cazzo è possibile che la vita si mangi tutto? Come una risacca brutta. Rotola e sputa su una spiaggia di rottami.”

Cosa resta adesso? Qui, su questo tavolo traballante, circondato dai ricordi e dalle miserie di ognuno. Un tentativo maldestro di spiegazione, un ultimo, disperato tentativo di accettare il disamore.

“Dillo.
Cosa?
Dillo che non mi ami più. Dillo adesso che siamo in pace…così me lo faccio scendere.
-Non ti amo più Gaetano.
Annuisce e ride con lei…poi gli occhi si fermano e si gonfiano di tutto, come quelli dei bambini.
Dillo anche tu.
Io non lo posso dire.
Dillo.
Non ti amo più Delia.
Lo vedi…lo possiamo dire."

A questo punto sembra non vi sia più nulla da aggiungere. Non più parole su parole, nessun “se avessi” o “avrei potuto”.
Si passeranno bonariamente accanto come carne ripulita dalla tragedia dell’amore”.

Ma c’ è ancora uno spiraglio. Una luce in fondo in fondo al buio, e arriva dalla voce dell’esperienza, da chi ha vissuto più a lungo, e forse sa aggiungere qualcosa, sa dare un’altra spiegazione, sa trovare un conforto. La coppia dei due signori anziani seduti al tavolino accanto al loro.

“Lei pensa di poter pregare per me?
Il vecchio cerca gli occhi di Delia.
Si, certo.
Ha preso una mano ad entrambi, le stringe. Le scuote.
Nessuno si salva da solo.

[..] voleva aiutarci. Dirci qualcosa…di essere meno imbecilli, forse soltanto quello.
Perché non lo avevano incontrato prima…lo avrebbero fatto salire in casa, messo da un canto come un nonno. Forse aveva la possibilità di salvarli tutti. Avrebbe fatto l’incantesimo..tenerli tutti lì insieme, incatenati nella fissità dell’amore.”

Forse l’amore non basta. Forse è sopravvalutato. Forse pretendiamo a torto che ci sostenga per sempre, in ogni momento, in ogni modo, incondizionatamente.
Ma l’amore è solo amore (in che film dicevano questa cosa meravigliosa…?). L’amore è fallace, è alto e poi basso, è slancio e ferita, gioia e illusione, vittima delle alterne fortune del mondo.
Forse l’amore va sostenuto, incoraggiato, ispessito con l’intelletto, rafforzato con la ragione.
Forse a volte basterebbe “volere” che l’amore non finisca. Che non cada a terra, che non si confonda sotto i passi pesanti e caotici dell’umanità.
E perché no, magari tendendo una mano, chiedendo un aiuto, un confronto con altre vite, con altre storie incredibilmente uguali, anch'esse auto- escluse e auto- isolate dal resto del mondo, perché la sconfitta è un fatto privato.
Ci stupiremmo di quante storie simili alla nostra esistono.
E la condivisione può essere un conforto, un modo di abbracciarsi, di alleviare e sopportare più lievemente il dolore e il male di vivere.




In questo post indosso:
Dress Tangerine Tango Stradivarius
Canotta Oysho
Zeppa Cinti
Collana Stradivarius
Bracciale H&M
Anello Accessorize
Occhiali X-Ray


















9 commenti:

  1. Beh, che dire... io credo ogni giorno di più che l'amore non sia solo amore, credo anzi che possa essere tutto. Non parlo di codipendenza, ma piuttosto di due individui indipendenti, consapevoli, che si arricchiscono a vicenda. Non credo sia l'amore in sé ad essere sopravvalutato, ma piuttosto a volte si cade nella trappola dell'amore a tutti i costi, e magari ci si accontenta, ma in amore non ci si può accontentare.
    Questo per dire che, da quello che leggo qui (ma so che probabilmente non è abbastanza), percepisco una visione un po' distorta, come dire: io non ho trovato l'amore quindi non esiste o non è una cosa importante.
    Mi sembra bellissima invece la frase "le persone diventano semplicemente quello che sono": è quello che credo fortemente anche io. Ma qui chiudo altrimenti non mi fermo più ;)
    Grazie per i tuoi post sempre pieni di spunti interessanti ;)

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  2. diciamo che per sopravvalutato intendo....caricato di aspettative, come se fosse la soluzione a tutti i problemi, come dici perfettamente tu, la trappola dell'amore a tutti i costi. In quel caso credo che sia destinato inesorabilmente alla fine.
    smack!!

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  3. Hai messo il link!!!!!!! Grazie!!!!!!!!!!!!!! :))))

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  4. E' estate o no? Allora vogliamo le foto in bikini!!! :D

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  5. Ti dirò di più...prossimo post, in TRI-kini!! ehehe

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  6. Bello il tattooooooo!
    Mi piace moltissimo la foto in cui sei seduta accanto alla vetrina di Fendi... con la tua ombra sul vetro!

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  7. Diciamoci la verità, l'amore in sé è la cosa più sopravvalutata e più sottovalutata al tempo stesso. Cosa vuol dire "amore"? Per un gatto proviamo amore? Per una squadra di calcio proviamo amore? Per un uomo o una donna proviamo amore? Per Dio proviamo amore?
    Non c'è l'"Amore universale" e per fortuna. Ci sono le passioni, che sono la spinta a prendere una posizione in questo mondo. E' grazie alle passioni che ci buttiamo nella mischia, qualunque essa sia: la Fede, le relazioni amorose/sessuali, l'affetto per qualcosa.
    Poi la passione, come tutto, tende a passare perché subentra la razionalità. E lì le cose cambiano.
    Quando subentra la testa e si sostituisce al cuore allora non è più "amore" ma è distorsione: si cerca di riportare qualcosa che si è spento allo stato iniziale della passione. Ma la passione è andata, caput. Finita.

    Una coppia come quella descritta qui ha una sola soluzione: lasciarsi (e il rischio è che lasciandosi ritrovino quella passione al punto da rimettersi insieme). Una coppia dove uno dei due "guarda la faccia del suo ex marito [..]la faccia di uno che non ha mai raggiunto niente. E’ stato sempre un vigliacco, se ci pensa attentamente" vuol dire che sta mentalizzando qualcosa in modo patetico. Sta lasciando che la parte distruttiva di sé (l'anti-amore che per definizione è "costruzione") prenda il sopravvento.

    L'amore invece esiste e può esistere anche per anni solo se la coppia riesce a ricrearsi da zero ogni volta, solo se riesce a mantenere vivo quel fuoco di passione. Che non è sesso, per intenderci, ma è condivisione, è costruzione, è crescita: uno fa crescere l'altro con la sua carica d'energia.

    Invece tutte le menate idiote del "principe azzurro" e della "principessa da salvare" hanno prodotto questa distorsione che crea solo sofferenza perché si cerca qualcosa che, per natura, non esiste.
    Una rosa è meravigliosa? Ok, quanto vive una rosa se non la si annaffia? 4 giorni.
    Una storia d'amore è lo stesso: finché c'è la passione la rosa è meravigliosa. Poi la passione (i 4 giorni) vengono meno e se non la si annaffia (tenendo vivo quel fuoco) non si può pretendere che resti meravigliosa.
    E invece cosa hanno prodotto le favole per bambini? Un popolo di coppie dove si soffre guardando la rosa appassirsi chiedendosi perché appassisca e non sia ancora meravigliosa.
    L'amore è tutta un'altra cosa, è l'esatto opposto di quello che è scritto qui e che vive la maggior parte delle coppie al mondo. L'amore è libertà, è non controllo, è gioia se il partner è felice, è crescita reciproca, è mutazione, è evoluzione, non è volere che le cose non cambino, non è simbiosi, non è codipendenza, non è possessione, non è niente di tutto questo.
    E infatti l'amore vero E' meraviglioso. Questo amore è solo voler soddisfare dei bisogni propri inconsci (e qui si aprirebbe tutto un altro mondo del PERCHE' ci innamoriamo sempre dello stesso genere di persone, ma qui cadremmo nel mondo della psicologia e il discorso sarebbe lungo).

    E' più facile e forse più bello soffrire e lamentarsi. Forse è catartico e pulisce le vie lacrimali ma è tutto tranne che amore. E' voler rendere reale una favola che non esiste. E' senso di abbandono...

    E' tante altre cose che ora mi fermo perché altrimenti non vuoi più che venga qui a commentarti.... ehehehehehe ;-D

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  8. Daniè, mo mi devo prendere un giorno libero per risponderti.......mi sto preparando...

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