giovedì 28 giugno 2012

Volevo essere una farfalla



Avrei voluto dedicare la seconda recensione di questo blog ad uno dei miei scrittori preferiti: Niccolò Ammaniti. 

Ed è quello che farò prestissimo. La verità è che gran parte della mia collezione (Branchie, Il momento è delicato, Che la festa cominci, Io e te, bla bla) risiede per il momento, come vi accennavo qualche post fa, a casa della mia book –friend Roberta. Quindi le possibilità sono due: o li ricompro sperando in una svendita monografica in edicola o vado alla Fnac spacciandomi per una blogger famosa (come, non conoscete il mio blog?!?) e chiedo di fare le foto con le copie rimaste! 

Devo ammettere che questa cosa delle foto è davvero impegnativa; in fondo, scrivere puoi scrivere in qualsiasi condizione: pigiama disneyano (ho provato più volte a comprarne in tinta unita o con fantasie da persona seria, con zero risultati), capelli arruffati, di giorno di sera di notte, e in variabili condizioni di umore. 
Anzi, un particolare stato d’animo non puo’ far altro che arricchire la scrittura in qualche modo, caricarla di humour, di pathos, o chissà cos’altro. Per  fare le foto…. apriti cielo!!!! 
Mi domando come la gente riesca a fotografarsi, anzi ...took a photo with Instagram, a tutte le ore del giorno e della notte ed essere sempre super cool e in perfetta forma….non può essere solo merito dell’effetto seppia!! 
Io al pensiero rabbrividisco…scegli l’outfit glam, l’accessorio di ecodesign, il giusto mix&match, il pantone all’ultimo grido, styling e make up….è un lavoro!! 

Dopo soli 3 post mi sento più vicina alle varie Chiara Ferragni, Irene Colzi & co. (bravissime fashion bloggers che seguo giornalmente con grande interesse) e invidio la loro costanza nel rincorrere tutti gli eventi del Fashion System senza mai vacillare, senza alzarsi un solo giorno con un brufolo sul naso, le caviglie gonfie o un kg in più per i cocktail del Louis Vuitton Mega Fashion Glamourous Party della sera prima!!!

Io solo per riprendermi dal week end ci metto una settimana….di diete monacali, tisane (n)erborute (concedetemi il neologismo,mi diverte troppo), ginnastica , mountain bike e acqua iposodica.
So tutto di trucchi togli fame, di quello che fa bene al viso, ai capelli, alle unghie, degli alimenti rossi e verdi, degli esercizi per ottenere una pancia piatta in 15 minuti al giorno e delle multidoti nascoste del radicchio.  

Il difficile non è tanto trasformare la teoria in pratica, ma farlo in modo tale da poterne godere i benefici per lungo tempo: insomma, essere costanti, è veramente dura.

A tal proposito oggi vi voglio parlare di un libro che ho letto poco tempo fa, trovato per caso tra la narrativa italiana, il cui titolo ha destato immediatamente il mio interesse: “Volevo essere una farfalla” di Michela Marzano, affermata filosofa e scrittrice di Roma, professore ordinario all’Università Paris Descartes di Parigi. 
L’argomento è scottante, anche se oramai ampiamente sdoganato e oggetto di dissertazione nelle trasmissioni più svariate. Sottotitolo: Come l’anoressia mi ha insegnato a vivere.

Vi devo confessare che il titolo di questo blog ha una ispirazione occulta. “Tutto il pane del mondo”,  un libro del 1994 di Fabiola De Clercq.
Dà una tale sensazione…non so, consolatoria forse, di pienezza positiva, così lontana dal senso di vuoto, di leggero senza fine che provoca il non nutrimento.
Così forse involontariamente (ci ho pensato solo in un secondo momento) l’ho rievocato. Un libro piccolo piccolo, che ti riempie di pugni in faccia.

Il libro della Marzano mi ha affascinato perché affronta la tematica sotto mille sfaccettature, mettendo in ballo tutto ciò che ruota veramente attorno all’anoressia e al disturbo alimentare in generale, che magari non ti porta alla magrezza estrema o ti costringe a ricorrere alla psichiatria, ma ti condanna ad una visione e gestione del cibo totalmente distorta. 
E questo non è imputabile soltanto all’emulazione di certi modelli di immagine che imperano oggi.

La famiglia, l’amore,  gli affetti, la ricerca spasmodica di perfezione, la nostalgia, l’assenza, la competizione.
Un mondo interiore fatto di contraddizioni, di lacerazioni, di desiderio di vita che può ardere o essere azzerato all’istante in base ad un semplice, non opinabile, logico e lineare conteggio numerico. Oggi 60+30+100+85+250=525? FELICITA’.   Domani 340+200+85+520+50+70+600+400=2265? DISPERAZIONE.
Il tutto nel tentativo, comune e universale, di essere accettati, amati, sostenuti, come se questo potesse dipendere davvero da un centimetro in più o in meno sul girovita.

“Mi ero convinta che se fossi riuscita a diventare leggera come una farfalla, tutto sarebbe andato a posto. Sarei diventata forte, indipendente, libera. E non avrei mai più avuto bisogno di nessuno.”
Perché...“Per anni ho pensato che rinunciare all’ideale avrebbe significato la fine. Pensavo che sarei passata dal “tutto” al “niente”. Da “brava a incompetente”. Da “amata” a “odiata”. Era lì che mi bloccavo.”.

Non c’è una via di mezzo, una possibilità intermedia.
E guarire non significa buttarsi davvero il problema alle spalle, come se non fosse mai esistito. E’ una lotta quotidiana, un patto di (non) belligeranza che si rinnova ogni giorno. E la proiezione di questo sul rapporto d’amore, per cui “il rapporto con se stessi è esattamente come il rapporto con gli altri; se gli stai sempre addosso, se gli chiedi sempre qualcosa, se lo soffochi…dopo un po’ lui se ne va. Chiunque se ne andrebbe. Anche io."

Di qui il tentativo, timido, di una spiegazione, di una ragione:
“Imparare a vivere significa accettare l’attesa, la sospensione, l’incertezza. Integrare lentamente l’idea che, nonostante tutto, il vuoto che ci portiamo dentro non potrà mai essere del tutto colmato. Che gli altri non sono “cattivi” se non sono sempre lì, pronti ad intervenire, pronti a fare qualcosa perché il vuoto faccia meno male”

La Marzano autobiografica, nel rievocare il dolore, non rinuncia affatto alla filosofica ricerca della verità, disseminando il testo di passaggi che ho condiviso profondamente. 
Vi è mai capitato che qualcuno vi descriva una situazione in cui siete coinvolti, uno stato d’animo, e a voi sembra che sia perfetto, sia esattamente quello, e che voi stessi non avreste trovato parole migliori per definirla, che adesso è incredibilmente chiara ai vostri occhi?
A volte è difficile tradurre le emozioni in parole, e la forza delle parole sa essere prorompente.
Magari l’anoressia non ha mai sfiorato le vostre vite, ma sono certa che molti ritroveranno qualcosa di sé, perché in fondo il cibo è solo una via , come tante altre, di portare a galla, è la manifestazione esteriore di qualcosa che non avrebbe altrimenti voce.
Chiudo con un passo che ha suscitato, oltremodo, il mio interesse, e sul quale, non vi nascondo, sto ancora riflettendo.

“Anche se poi, come accade sempre nella vita vera, le cose non sono mai così semplici. Perché l’autonomia non esclude mai del tutto la dipendenza. A meno di non trasformarsi in solitudine e gelo.
Dipendere senza però credere che il proprio valore dipenda unicamente dal valore che l’altro è disposto a darci…dipendere senza però lasciarsi andare alla tentazione di credere che l’altro sia il nostro “tutto”.
Con l’amore facevo lo stesso (che con il cibo ndr). Come se non avessi bisogno di lui. Come se l’abbandono fosse immediato. Come se non potessi evitarlo. […]. Ora so che lui se ne può andare. Ora so che, se perdo tutto, sopravvivo…e allora lascio sempre la porta aperta. Così lui può andarsene quando vuole. E come per miracolo, da quando la porta è aperta, lui resta.
[…] E’ la magia dell’amore. Sempre insieme e sempre separati. Per amare, bisogna smettere di volere. Smettere di cercare. Smettere di controllare. Non esigere nulla. Non domandare. Non supplicare.”.




Ps:
in questo post indosso

Leggings denim Zara
Tshirt  My t-shirt Life is a Circus
Pashmina blue dots Accessorize
Bracciale Furla
Anello fiocco e Union Jack Accessorize
Pumps Cinti














8 commenti:

  1. Bentornata! Hai toccato così tanti argomenti interessanti che faccio fatica a mettere ordine nelle mie idee e capire cosa voglio dire in proposito. Intanto, a proposito di alimentazione, diete e dintorni, visto che siamo in un blog di libri, non posso non dirti che ho appena letto "Il giusto peso per sempre": è un approccio diverso dal solito, basato sulla PNL (di cui sono grande sostenitrice) ed aiuta a vivere in modo diverso il rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Non ci sono diete, né conteggi di calorie, né alimenti proibiti, né rinunce. E' tutto basato su piccole regole di vita che presto diventano semplici abitudini e su un nuovo modo di approcciarsi al proprio corpo. L'ho trovato davvero interessante e molto molto utile. Rientra perfettamente nel discorso "Dipendere senza però credere che il proprio valore dipenda unicamente dal valore che l’altro è disposto a darci…", aiuta a un'altra visione di sé, a una maggiore consapevolezza.
    E le parole "consapevolezza" e "dipendenza" non possono che evocare il pensiero di Osho: "La dipendenza, di qualsiasi tipo, è schiavitù, e la dipendenza spirituale è la peggiore schiavitù che esista. Ho fatto ogni sforzo per rendervi consapevoli della vostra individualità, della vostra libertà, della vostra capacità di crescere senza l’aiuto di nessuno. La crescita è intrinseca all’essere. Non arriva dall’esterno; non è un’imposizione, ma un’apertura, uno schiudersi."
    Concludo informandoti che mentre non c'ero si è allagata casa (ma proprio di brutto!): ho dovuto buttare molte riviste e si sono rovinati anche dei mobili... ma i tuoi libri sono in salvo! :)

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  2. 1-leggerò assolutamente il giusto peso per sempre!!
    2-leggerò assolutamente Osho!

    cavolo ma come si è allagataaaa???? (bello che parliamo dei fatti nostri ahaha)

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  3. Complimenti Daniela il post di oggi è pieno di spunti interessanti, argomento molto serio quello dell'anoressia e concordo a pieno nel legarlo a doppio filo col concetto di amore che ognuno di noi ha, questo passaggio è davvero stimolante: “il rapporto con se stessi è esattamente come il rapporto con gli altri; se gli stai sempre addosso, se gli chiedi sempre qualcosa, se lo soffochi…dopo un po’ lui se ne va. Chiunque se ne andrebbe. Anche io."

    Per non parlare poi di quant'è bello il passo finale, la porta aperta ed una bella ventata di positività ;)
    grazie per averlo condiviso

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  4. Grazie miile Luca, continua a seguirmi!

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  5. https://www.facebook.com/photo.php?fbid=473248326036052&set=a.179892815371606.45776.179879472039607&type=1&theater
    Provo a linkarti una foto... ma forse mi sto allargando! :-)

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  6. Spero di riuscire finalmente a commentare un tuo posta, dato che non mi accetta mai niente il sito.. Mi riallaccio a Roberta che ha citato Osho il libro da lei citato è "Scolpire l'immenso" lui parla della dipendenza che la nostra mente riesce a creare. Perchè noi siamo ciò che creiamo dice il Buddha , per mezzo dei nostri pensieri edifichiamo il mondo. E purtroppo questo mondo ha creato degli ideali sbagliati, uno di questi è l'essere belli e magri proprio come la protagonista del tuo libro che leggerò sicuramente!Grazie per questo blog pieno di "cool and fresh news" ma d'altronde solo tu potevi pensarci!

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  7. Temi scottanti ma è giusto e coraggioso affrontarli, cito Pirandello "…tutti quei numeri, tutte quelle regole,
    tutto quel rigido ordine matematico ripugnavano al mio essere" perchè quello che manca al "voler essere una farfalla" è il riconoscimento delle proprie necessità interiori, delle proprie esigenze, l’incoraggiamento nella realizzazione dei propri desideri e delle proprie aspirazioni.

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