giovedì 5 luglio 2012

Branchie


Il primo incontro con Ammaniti avviene diversi anni fa. Per caso, acquisto e leggo, divoro, Fango.
E’ un ‘illuminazione, un amore a prima vista.
Comincio a cercare, compulsivamente, tutto ciò che mi ero persa fino a quel momento, “Ti prendo e ti porto via”, poi “Come Dio comanda”, “Io non ho paura” e naturalmente ad attendere impaziente le nuove pubblicazioni: “Che la festa cominci”, “Io e te”, fino all’ultimo “Il momento è delicato”.
Per qualche strana e non meglio precisata ragione, avevo sempre lasciato indietro “Branchie”. Vuoi perché voci di corridoio dicevano che fosse un romanzetto minore, che ebbe un esordio non troppo fortunato, insomma, l’avevo lasciato lì negli angoli bui di tutte le librerie esistenti.

Qualche settimana fa sono andata ad un incontro letterario con l’autore al Maxxi; il focus era sull’ultima raccolta di racconti ovviamente, ma alcuni riferimenti fatti al testo durante la serata hanno ridestato la mia curiosità.
Così ho finalmente deciso di acquistarlo, e l’ho amato, se possibile, più di alcuni altri.

In Branchie c’è un early Ammaniti ancora un po’ distante dalle forti tinte pulp dei romanzi successivi, ma che si districa già con grande maestria tra meravigliosi eroi sgangherati (qui Marco Donati, poi i vari Graziano Biglia, Saverio Moneta, Fabietto Ricotti dei romanzi e racconti successivi), personaggi del tutto improbabili e incredibilmente spassosi (la madre Adele, l’orrendo Subotnik e Cubbeddu, il mio preferito, probabilmente per la familiarità dell' allitterazione) e situazioni ai limiti del surreale che trovo a dir poco geniali, come i concerti nelle fogne della Banda dell’Ascolto Profondo e le gesta del Gruppo Spurgo Fogne Appilate, capitanato da Cubbeddu insieme a Gavino, Efisio e Bachisio.

“ [..] -FORTZA! Gruppo Spurgo Fogne Appilate. A SU ATACU!- dice in sardo quello al centro basso e tarchiato.
Deve essere Cubbeddu.
Scappiamo come lepri ma siamo in troppi e ho paura che questi professionisti delle fogne siano male intenzionati. [..] sono alle nostre calcagne, ne sentiamo il fiato alle spalle, puzzano di merda e filuferru [..] Improvvisamente un’idea mi folgora come un lampo a ciel sereno. Canto:
Ti t’adesciae ‘nsce l’endegu du matin
Ch’à luxe a l’à ‘pé ‘ntera e l’atru in mà
Ti t’ammiaé aou spegiiu de n’tianin”
Rimangono interdetti, affascinati. Li ho colpiti diretto nelle origini. [..]
-Chi ni sesi tui? Ita ses fa endi in custa galeria? Comenti mai tu istionas sa nostra lingua? Cantame un atru arrogu- fa l’orco Cubbeddu aggrottando le sopracciglia folte e nere.”

"- Marco sono tua madre!
-     - Come?
-     - Sono tua madre.
-         Delira. E’ una psicopatica.
-      Non mi riconosci perché dall’ultima volta che ci siamo visti ho subito un intervento di ricostruzione estetica globale. [..]
   Ho il cuore più grosso e potente con una gettata di due litri al minuto. Il fegato è stato potenziato, ora non ho problemi con patatine fritte, cheeseburgers, calamari in umido. Avevo pensato, visto che c’ero, di cambiare cervello per diventare più intelligente, ma poi costruivano un’altra, e di me cosa rimaneva?! Allora ,non sono uno schianto? -Dice contenta.”



Quasi dimentichi che il protagonista ha un tumore ai polmoni, sbattuto com’è tra le feste di Maria, le fogne di Nuova Dehli, il palazzo di Wall Oberton e il castello dell’orrendo Subotnik.
L’unico dato reale, la malattia, diventa un particolare sfocato, quasi un disturbo, liquidato alla fine con un sufficiente “E infine ci sono io. Non sono morto.” E' un semplice pretesto, una mano tesa al lettore, una ostentazione di credibilità che viene totalmente sovvertita al primo voltar di pagina.

Leggendo Ammaniti, Branchie, hai l’impressione che la fantasia dell’autore non abbia limiti, anzi, che questa sia volutamente spinta da un estremo all’altro, come in un rollercoaster di ingegneristica avanzata. Quando credi che il racconto sia giunto al suo climax, ecco che ti stupisce con una situazione ancora più folle.
Le sue storie e i suoi personaggi hanno un’aura mitologica eppure mostrano le più basilari, primordiali, a tratti infime e dissacranti, caratteristiche umane, e creano un contrappunto perfetto, lirico e grottesco insieme. Figure leggendarie metà uomini metà….qualcos’altro.

“Allora si avvicinò e il suo corpo fu inondato dalla luce tremula delle candele. Tra le gambe aveva un pitone d’acciaio. Un enorme fallo di nichel-cadmio e alluminio anodizzato. Una protesi smisurata, che vibrava ronzando. Le maglie metalliche lo snodavano all’insu’ producendo un’erezione mostruosa. La testa di quell’oggetto di piacere luccicava e intravidi la mia faccia allucinata riflessa sulla liscia superficie del glande meccanico.[..] Wall avanzò verso di me con quel coso vibrante tra le gambe.
-Non avere paura, vieni qui,-mi disse.- Proverai piaceri nuovi, rilassati. Avrei voluto scappare , ma ero prostrata di fronte a quel cazzo fatto di tecnologia siderurgica, come una vergine sacrificale di fronte a un totem d’acciaio”

Leggere Ammaniti è un viaggio nella giungla dell’immaginazione, una regressione all’infanzia e alle sue visioni di straordinaria forza evocativa, un ingresso a porte spalancate nella fantasia, che a quell’età non ha limiti.
Mi vedo Branchie in edizione illustrata con Cubbeddu, Wall Oberton, la madre Adele, Mila in cartonato 3d, che giri la pagina e ti si parano impetuosi davanti agli occhi, con lo sguardo rosso fuoco e le fauci spalancate. 
Un’incursione che dura il tempo di poche righe. 
L'infido è subito pronto a rigettarti nel banalissimo, ordinario ordine della vita quotidiana, senza rinunciare alla sua irresistibile cattiveria e ingannando il lettore alla perfezione grazie all'uso sapiente di diversi registri linguistici.

“Dopo l’esplosione del castello [..] il gruppo si sciolse.
[..] Sarwar continua a occuparsi  di musica ma ha preferito buttarsi sul commerciale. Ha lavorato a lungo come dj in molte discoteche della riviera romagnola.[..]
Deuter è il direttore generale del castello dell’orrendo Subotnik, che la Walt Disney Corporation ha deciso di ricostruire nella forma e dimensioni originali. Ogni giorno mostra a mandrie di turisti giapponesi la stanza delle torture, la macelleria. [..] Mila Oberton si è invaghita di Aniello Colascione, un commercialista di Avellino.[..]Ma la vita in provincia è dura. Mila ha cominciato a drogarsi. Prima bevendo damigiane di Fiano e poi tirando coca e riempendosi di benzodiazepine. [..] L’orrendo Subotnik è diventato buono, ha ripreso a lavorare al Policlinico di Roma.”

La tensione scende, ritroviamo luoghi e situazioni che ci sono in qualche modo familiari.

Ma già ci manca il viaggio, e non vediamo l’ora di ripartire.

Lui lo sa, e non ci saluta senza la follia finale.
Lascio che siate voi stessi a scoprirla.
Buona lettura!



In questo post indosso:
Little dress plissé Shopinlondon
Sandali Guess
Scialle Butterfly Zara
Handbag Braccialini
Hair flower Bijou Brigitte
Bracciali Stradivarius e Cruciani
Anello H&M
Collana Pull&Bear

Un ringraziamento particolare a Daniele per la foto neo-fetish
e a Roberta che fa capolino. Baci!!

















7 commenti:

  1. Sono tornata eh! Elisa dov'è?? :) Mi rimetto in pari con la lettura del blog e riparto con i commenti!

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  2. Quello che mi piace di più di Ammaniti è il suo lato folle, spregiudicato, fuori da ogni logica... quando si lascia andare all'assurdo lo trovo strepitoso! Non ho letto Branchie, ma ovviamente lo farò a breve... è che sono un attimo caduta nella trappola della trilogia erotica di E. L. James ;-))

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  3. P.S. Le foto fatte con amore trasmettono una forte intensità! ;-) E la location è inaspettatamente appropriata, soprattutto le foto davanti al quadro sono davvero eccezionali.

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  4. CHE BELLE FOTO!!!!!

    Letto l'Ammanniti che ti ho prestato?

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  5. Branchie è il mio libro preferito. ogni tanto lo rileggo per confermane il primato! ;-)

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  6. Adoro Ammaniti e anche io, come te, ho letto tutto lasciando Brachie alla fine (ovvero: devo ancora leggerlo!). Dopo aver letto questo post credo proprio che correrò a comprarlo! Se ti va passa da me, anche io ho scritto una piccola recensione su questo scrittore:

    http://www.mhannodettodifareunblog.com/

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  7. Grande Licia!

    Giulia, il tuo blog è veramente bello, lo seguirò senz'altro!

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